Maigret e il Barbone by Georges Simenon

Maigret e il Barbone by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 2008-10-31T23:00:00+00:00


Capitolo quinto

Maigret parlava raramente a sua moglie di un'indagine in corso. Il più delle volte, d'altronde, non ne discuteva con i suoi collaboratori più prossimi a cui si limitava a dare le istruzioni. Dipendeva dal suo modo di lavorare, di cercare di capire, di assorbire a poco a poco la vita della gente che il giorno prima non conosceva.

«Cosa ne pensa, Maigret?» gli aveva sovente chiesto un giudice istruttore durante un sopralluogo del procuratore o una ricostruzione.

Al Palazzo, si ripeteva la sua invariabile risposta:

«Io non penso mai, signor giudice».

E qualcuno aveva replicato un giorno:

«Lui s'impregna...»

Era vero in certo qual modo e le parole erano troppo precise per lui, cosicché preferiva tacere.

Questa volta era diverso, per lo meno con la signora Maigret, forse perché, grazie a sua sorella che abitava a Mulhouse, gli aveva dato una mano. Sedendosi a tavola per pranzare, lui annunciò:

«Stamattina ho fatto la conoscenza di Keller».

Lei ne fu sorpresa. Non solo perché ne parlava per primo, ma a causa del tono vispo. Non era la parola esatta.

Non era neanche arzillo. C'era però una certa leggerezza, un certo buon umore nella sua voce, nei suoi occhi.

Per una volta, i giornali non lo tormentavano e il sostituto e il giudice lo lasciavano tranquillo. Un vagabondo era stato aggredito sotto il ponte Marie, quindi gettato nelle acque della Senna, ma se l'era miracolosamente cavata e il professor Magnin non si capacitava della sua facoltà di recupero.

Tutto sommato, era un delitto senza vittima, si sarebbe quasi potuto dire senza assassino, e nessuno si preoccupava del Dottore, se non Lea la grassa e forse due o tre barboni.

Ora, Maigret si interessava di questo caso come se fosse stato un dramma che appassionava tutta la Francia.

Pareva farne una questione personale e dal modo in cui aveva annunciato la sua conversazione con Keller, si sarebbe potuto credere che si trattasse di qualcuno che lui e sua moglie desideravano incontrare da molto tempo.

«Ha ripreso conoscenza?» chiese la signora Maigret evitando di manifestare troppo interesse.

«Sì e no. Non ha pronunciato una parola. Si è limitato a guardarmi, ma sono convinto che non ha perso una parola di quello che gli ho detto. La caposala non è dello stesso parere. Sostiene che sia ancora abbrutito dagli intrugli che gli hanno dato e che si trovi nello stato di un pugile che si rialza dopo essere stato messo fuori combattimento».

Maigret mangiava, guardava fuori dalla finestra, ascoltava gli uccellini.

«Hai l'impressione che conosca il suo aggressore?»

Maigret sospirò, finì per avere un leggero sorriso che non gli era solito, un sorriso canzonatorio il cui scherno era rivolto a se stesso.

«Non lo so. Avrei difficoltà a spiegare la mia impressione».

Raramente era stato così sconcertato nella sua vita come quel mattino all'Hôtel-Dieu e al tempo stesso così appassionato da un problema.

Le condizioni del colloquio inoltre non erano per nulla favorevoli. Si era svolto in una stanza in cui si trovavano una dozzina di malati coricati, tre o quattro seduti o in piedi accanto alla finestra. Alcuni soffrivano, poiché molto gravi, e i campanelli squillavano in continuazione, un'infermiera andava e veniva, si chinava su questo o quel letto.



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